Il sordo

Vostro onore io lo ammetto
sono stato un gran bugiardo
Da vent’anni  non ci sento
E mi affido ad ogni sguardo
Io del mondo non so niente
Io non sento discussioni
Solo gli occhi della gente
E le mie cieche sensazioni
Ma sapesse come è dura
Presentarsi alle persone
C’è chi ride c’è chi parla
Ed io che perdo l’attenzione
Ma io fuggo dal terrore
Di sentirmi un incapace
Se ci aggiunge, vostro onore,
che non sono assai loquace
RIT: così resto solo e penso
Che alle prese con me
Ogni cosa acquista un senso
Senza  chiacchiere
Mi abbandono volentieri
Alla mia sordità
E ascoltando i miei pensieri
Assaggio la normalità
Ogni festa in cui mi trovo
O di cui faccio gli onori
Il momento me lo godo
Solo quando ne sto fuori
Da lontano io li guardo
E mi sento uno di loro
Ma li in mezzo sono un sordo
Che va a caccia del sonoro
Non ho scelto di esser questo
Ma lo sono punto e basta
Di pazienza mi rivesto
Altra scelta non mi resta
Alle critiche resisto
Non mi curo degli oltraggi
Poiché infondo tutto questo
Porta pure i suoi vantaggi
RIT:
caro giudice ho vergogna
poiché a tutti voi ho mentito
la mia accusa è la menzogna
ma io pecco nell’udito
e vi prego esaminate
con perizia ciò che ho detto
affinché poi non sbagliate
nell’emettere il verdetto
ma capisco dal suo sguardo
che alle mura io ho parlato
mi condanna da bugiardo
quando invece ho confessato
e che dice la giuria
neanche voi avete sentito
ma se non per ascoltarci
a che serve poi l’udito